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mercoledì 29 febbraio 2012

Perfume Genius - Put Your Back N 2 It

Matador, 2012


Voto: 7.5


Di Perfume Genius (Mike Hadreas per mamma, parenti e burocrati) si sa veramente poco se non per qualche informazione sulla sua infanzia, per esser stato scoperto dai Los Campesinos! dopo aver sbirciato il suo profilo di MySpace e per la sua omosessualità apertamente dichiarata. Non una cosa da poco in una società fatta di tabù e pregiudizi. E non una cosa da poco per le influenze emotive che ne comporta, musicalmente e non. L'accostamento a Jonsi, cantante dei Sigur Ròs anche lui apertamente dichiarato omosessuale, è quasi scontato tanto quanto improbabile per due storie e due vite abbastanza diverse. Un accostamento che non è solo a carattere sessuale ed emotivo, ma anche per l'approccio molto intimo e minimalista al modo di fare musica.
Minimalista come le poche righe che bastano per descrivere questo album. Una voce, una tastiera, una chitarra acustica e qualche percussione.
A volte basta davvero poco per emozionarsi.

P.




Best Tracks: Awol Marine, Hood

martedì 28 febbraio 2012

Brothers In Law - Gray Days (EP)

WWNBB/CF-Records/Mattatoio, 2012


Voto: 8.5


Amiamo la musica e viviamo sotto un grande cielo scuro fatto di nubi delle televisioni e delle radio che ci impongono la loro musica, facendo piovere sulle nostre teste canzoni che non vorremmo ma che siamo in qualche modo costretti a subire, spesso accettandole. Ma sappiamo anche che sopra le nubi, oltre il temporale, c'è sempre il sole tra l'azzurro del cielo. Ed è lì che stanno i Brothers In Law, è lì che sta il loro nuovo Ep intitolato Gray Days. Giorni grigi come quelli che stanno sotto le nubi di cui il trio pesarese ne ripropone la malinconia ma anche la spensieratezza, con un noise pop che ricorda gli anni '80. Per uscire dalla solita routine c'è sempre il sacrosanto fine settimana (Holy Weekend). Oppure potreste mettere repeat alla bellissima Sharp Leaves (che ricorda a tratti le chitarre degli Smith Westerns) per una fuga immaginaria. O rimanere ipnotizzati dai colpi di batteria di Ode To Love.
Insomma, i Brothers In Law vi/ci offrono un'alternativa a tutto ciò che ci circonda.
Bravi.


P.




Best Track: Sharp Leaves

lunedì 27 febbraio 2012

The Ting Tings - Sounds From Nowheresville

Columbia, 2012

Voto: 4

Nei programmi di cucina che dominano la televisione ,ormai più del trash e dell'erotico, c'è sempre nelle ricette proposte un ingrediente impossibile da reperire. Quindi c'è chi prova a preparare il piatto convinto che quell'ingrediente sia assolutamente irrilevante ai fini del risultato. Ne uscirà fuori un miscuglio che se si metteva un po' di roba a caso nel frullatore forse era meglio. I Ting Tings ci hanno provato. Hanno preso dei testi che sembrano i miei temi per le vacanze alle medie e ci hanno messo sotto qualche base divertente e qualcuna triste. Posso usare lo stesso disco al mio matrimonio e al mio funerale! Sarà che hanno voluto imitare Axl Rose con Chinese Democracy rinviando all'infinito l'uscita di Sounds From Nowheresville, fatto sta che nel frattempo si sono dimenticati che un disco deve pur avere una spina dorsale. Io adoro i concept album, tra l'altro. Eppure a un primo ascolto il disco mi era quasi piaciuto, perché gli ingredienti presi singolarmente sono più che buoni. C'è il funk, l'elettronica, il punk, l'orango tango e i coccodrilli. Solo non si capisce cosa ci fanno tutti assieme.

L.


venerdì 24 febbraio 2012

Cloud Nothings - Attack On Memory

Carpark Records, 2012


Voto: 9


Ci sono quegli album che ci metti un po' a capirli. E ci sono quegli album che ti entrano subito in testa e ti scorrono dritti nelle vene impossessandosi di te. Attack On Memory è uno di questi.
Se siete dei nostalgici degli anni '90 non potrete che amarlo, e gli indizi che richiamano a quel decennio ci sono tutti: prodotto da Steve Albini (al lavoro anche con Nirvana, Pixies e Manic Street Preachers giusto per citarne alcuni, gente che qualcosina l'ha fatta) e l'età all'anagrafe del cantante Dylan Baldi risale molto probabilmente al periodo siglato 199- (l'ultima cifra dovrebbe essere uno 0, ma non ne sono certo). E anche la voce del giovane menzionato poco fa ricorda molto l'energia, più che il timbro vocale, del per sempre rimpianto Kurt Cobain.
L'album è composto da brani apocalittici (come Wasted Days) e sporchi (la strumentale Separation), sporchi più nella voce grunge che nelle chitarre che suonano abbastanza pulite se pur con quel tocco di lo-fi e garage punk, tanto per rimanere a tema. Insomma, Attack On Memory suona molto nineties e ricorda non molto vagamente i primi Strokes di Is This It (l'inizio del brano Stay Useless ricorda tremendamente Hard To Explain). Tante influenze per un album che difficilmente smetterete di ascoltare, quasi come se fosse una droga.
Album dell'anno? E' ancora molto presto per giudicare, ma fino ad adesso non ha rivali.

P.



Best Track: Stay Useless

mercoledì 22 febbraio 2012

Frankie Rose - Interstellar

Slumberland, 2012


Voto: 4



Alle elementari (?) o all'asilo (?) o sia alle elementari che all'asilo (?) mi facevano disegnare delle stupidi cornici su quei fogli a quadrettoni, quelli grandi che non potevo nascondere il fatto che il 2 mi venisse sempre stortissimo (ancora oggi); e non incorniciavano un bel niente. Ecco il paragone improbabile è questo: Interstellar è come una cornice che sta intorno al nulla e Frankie Rose è la mia maestra idiota. In quanto cornice potrebbe essere usato una di quelle volte che torno a casa all'alba e mi accorgo che le palpebre pesano più di quanto potessi pensare; non perché Interstellar faccia dormire (?) ma perché emana una distorta armonia che potrebbe anche farmi sognare qualcosa di decente. Io con il casco dei Daft Punk che corro sugli anelli di Giove. (Esagerato!) Però chi soffre di insonnia potrebbe usarlo anche come alternativa alla camomilla (che secondo me non serve) o a medicinali più o meno omeopatici. Non volevo essere così cattivo. E ha una strana energia cadaverica o fantasmagorica (se non fosse che questo termine sia ormai usato a casaccio) , che potrebbe anche affascinare gli appassionati di necrofilia o semplicemente i giocatori di Resident Evil. 


L.



lunedì 20 febbraio 2012

Sleigh Bells - Reign Of Terror

Mom+Pop, 2012


Voto: 6.5


"Il noise pop è un genere musicale sorto nella seconda metà degli anni ottanta che fonde i feedback di chitarra e la dissonzanza del noise rock a melodie pop. L'album considerato fondatore dello stile è Psychocandy dei The Jesus and Mary Chain."
Gli Sleigh Bells sono un gruppo noise pop. Ma più precisamente mi verrebbe da dire che sono un gruppo noise + pop. Pensate infatti a prendere una Katy Perry e mettetele una base noise rock: ecco a voi il risultato. Ed è questo che sono gli Sleigh Bells, una cantate pop e un chitarrista ex hardcore. Poi uniteci anche le basi della drum machine e dei sintetizzatori.
La somma di queste due correnti (noise e pop. E sì, si parla di unione e non di miscelamento in questo caso) funzionò alla grande col primo album della band uscito nel 2010, Treats. A due anni di distanza dal primo lavoro gli Sleigh Bells ci riprovano a ripetersi accentuando i caratteri pop e potenziando i suoni rendendoli huge sounds, utilizzando un termine citato dalla band stessa. Emblematico è infatti l'intro della prima traccia True Shred Guitar fatto con urla da concerto live in un grande stadio e incitamento da parte della cantante Alexis Krauss.
Ma nell'album i suoni già potenti del noise e l'entusiasmo pop spesso tendono a esagerare creando anche un po' di confusione (Born To Lose). La novità, oltre a questo incremento sonoro, sta nell'utilizzo di riff di chitarra che ricordano l'heavy rock e il glam rock degli anni '80 come in Demons e Road To Hell, il cui titolo ricorda quella Highway To Hell a conferma di questa nuova influenza ac/dc-defleppard-guns'n'roses-iana (perdonatemi il termine).
Alla prova del "ilsecondoalbumèsemprepiùdifficile" gli Sleigh Bells ne escono vincitori per un pelo, se non altro per aver azzardato, ma dal livello di Treats siamo distanti anni luce.


P.



Best Track: Comeback Kid

mercoledì 15 febbraio 2012

Marlene Kuntz- Festival mesto

2012


Voto: 3


Quando venni a sapere che i Marlene Kuntz avrebbero partecipato al Festival di Sanremo pensai: "Cazzo, ho forse trovato un motivo per guardare il Festival". E il titolo del brano che avrebbero presentato, Canzone Per Un Figlio, sembrava perfettamente in sintonia con la linea adoperata dai MK nella loro carriera. E anche il testo, uscito insieme a tutti gli altri concorrenti in anteprima, sembrava coerente alla dialettica di Cristiano Godano, se pur annacquato dalle correnti sanremesi. Comincia il Festival e cominciano ad esibirsi gli artisti.
Il primo a piacermi è Samuele Bersani che, forse per il cognome, non riesce a prendere i voti per un guasto tecnico che finirà per annullare la gara a fine serata. Ne segue un'ora di monologo di Celentano il quale smorza un po' gli animi. Per fortuna c'è il mondo di Twitter ad intrattenermi fino alla ripresa della gara.


La gara riprende ed è il turno dei Marlene Kuntz. La presentazione di Morandi non è delle migliori, definendoli una "band veramente cool" e "l'unica vera rock band italiana". Avrei qualcosa da ridire e probabilmente ce l'avrebbe anche la sedicente "rockstar" Vasco Rossi, ma mi concentro sull'esibizione.
Godano si presenta in giacca, camicia e un maglioncino a collo alto che fa sentire caldo solo a guardarlo; un sorriso manco a pagarlo e una chitarra acustica che mi lascia un po' perplesso, ma d'altronde Sanremo è Sanremo. Il brano comincia e i MK sono irriconoscibili, soffocati da un'aria che non è la stessa che respirano nei loro palchi e da un'atmosfera troppo pacata per essere sentita loro. Godano dal quel maglioncino sembra quasi soffocare, e soffocata è la sua voce. Se volesse quel palco lo potrebbe violentare. Ripenso agli album precedenti e quasi mi si stringe la gola a vedere in cosa li hanno/si sono trasformati. Il passaggio a sonorità più melodiche negli anni era stato abbastanza convincente (La Canzone Che Scrivo Per Te con la collaborazione di Skin), ma questa versione sanremese proprio non funziona.
Finita l'esibizione del brano quasi istintivamente mi metto le cuffie e metto su Catartica. Perchè se Sanremo è Sanremo, i Marlene Kuntz non sono i Marlene Kuntz. Purtroppo.

P.


Da ascoltare: Catartica, Il Vile

lunedì 13 febbraio 2012

Tennis - Young & Old

Fat Possum Records, 2012


Voto: 7.5


I Tennis sono una band indie/surf pop originaria di Denver di cui non ho avuto una buona impressione dopo l'ascolto del primo album Cape Dory, uscito circa un anno fa. Così, dopo aver visto che lo streaming del nuovo album Young & Old, prodotto da Patrick Carney (The Black Keys), era online, ho deciso di informarmi di più a riguardo della band. I componenti del gruppo sono Alaina Moore e Patrick Riley (più un former member alla batteria per i live), rispettivamente moglie e marito l'una dell'altro, conosciutisi al college seguendo il corso di filosofia. L'amore sbocciò durante una spedizione navale nella Eastern Atlantic Seaboard, dalla cui esperienza presero ispirazione per il loro primo album. Quando si scrive di un album non bisognerebbe essere influenzati da fattori esterni, ma certe cose non possono che mettere sotto una nuova luce la musica che si sta ascoltando e valutando. Sarebbe un po' come ascoltare gli Arcade Fire e non sapere dei vari gradi di parentela che legano ogni membro della band: queste cose rendono tutto più interessante.
Ed l'amore che si percepisce nel nuovo album dei Tennis che crea un'atmosfera di armonia e intimità (Dreaming) che solo una giovane coppia può creare. La voce e la tastiera ricordano in alcuni brani la musica pop anni '50 (Never To Part, Origins), mentre in Traveling e High Road ci si indirizza verso sonorità più surfeggianti. Un album solare e spensierato, semplice e con un tocco di lo-fi che fa molto vintage.
Un album che uscirà (casualmente?) il giorno di San Valentino.
Nient'altro da aggiungere.

P.


Best Track: Origins

giovedì 9 febbraio 2012

Paris Calling

Roc-A-Fella, 2012


Voto: 9.5


THIS VIDEO HAS BEEN IDENTIFIED BY EPILEPSY ACTION TO POTENTIALLY TRIGGER SEIZURES FOR PEOPLE WITH PHOTOSENSITIVE EPILEPSY.
VIEWER DISCRETION IS ADVISED.


"I am where art meets commercial" ha dichiarato Kanye West parlando del singolo Niggas In Paris, uno degli anthem dello scorso anno e colonna portante del lavoro fatto con Jay-Z, Watch The Throne. Probabilmente è una dichiarazione molto divineggiante che richiama i grandi del passato (i Beatles si paragonarono al Cristo e Ian Brown degli Stone Roses cantava I Wanna Be Adored e I Am The Resurrection), ma come biasimarlo dopo il successo critico e commerciale di My Beautiful Dark Twisted Fantasy? Un album che è arte a 360°, dal quale fu ricavato un cortometraggio e video molto suggestivi. Lo stesso è stato per l'album in collaborazione con Jay-Z, dal quale producono questo video fatto di luci e sdoppiamento di immagini riprese da un live del 13 dicembre allo Staples Center di Los Angeles. Nel video si vedono i vari monumenti della capitale francese, location d'eccellenza del singolo, materializzarsi e sdoppiarsi fino all'effetto psichedelico creato dalla rotazione della cattedrale di Notre Dame. Si intravede anche, prima dell'epilogo che chiude il video, un estratto del film comico Blades Of Glory (qui trovate lo spezzone) del quale sono presenti alcune battute nel brano. Così come per All Of The Lights due anni fa, è segnalato all'inizio del video la presenza di luci che possono creare crisi epilettiche per le persone che ne soffrono.
I soliti esagerati, ma ci piacciono così.

P.

Lo Stato Sociale - Turisti Della Democrazia

Garrincha Dischi, 2012


Voto: 5.5


Lo Stato Sociale è così indie che prima di fare uscire questo album ha un Ep. Lo Stato Sociale è così indie che forse sono due gli Ep. Lo Stato Sociale è così indie che prende per il culo gli indie. Lo Stato Sociale è così indie che piacciono a chi odia gli indie. Lo Stato Sociale è così indie che è indie, ma chi odia gli indie non l'ha capito. Lo Stato Sociale è così indie che "cantano" con la stessa cadenza di Max Collini degli Offlaga Disco Pax. Lo Stato Sociale è così indie che assomigliano agli Offlaga Disco Pax. Lo Stato Sociale è così indie che è ironico come I Cani. Lo Stato Sociale è così indie che ha fatto uscire l'album dopo quello dei Cani. Lo Stato Sociale è così indie che assomigliano ai Cani, che sono hipster. Lo Stato Sociale è così indie che è un po' Offlaga e un po' Cani, per non offendere nessuno. Lo Stato Sociale è così indie che fa delle tracce lunghe almeno 5 minuti. Lo Stato Sociale è così indie che dopo un po' rompe anche le palle, ma sei curioso di sentire la prossima frase. Lo Stato Sociale è così indie che a tratti è anche mainstream. Lo Stato Sociale è così indie che fa critica sociale. Lo Stato Sociale è così indie che è roba già sentita, ma che comunque fa effetto. Lo Stato Sociale è così indie che non ha fatto un album così tanto bello. Lo Stato Sociale è così indie che forse l'ha fatto anche un po' apposta.
Lo Stato Sociale è così indie che "occhio, che fra poco si torna di moda".


P.



Best Track: Sono Così Indie

mercoledì 8 febbraio 2012

Perdona e dimentica i popup

42 records, 2012


Voto: 5



Per parlare del nuovo video dei Cani sarebbe bene ricordarsi dei popup video tanto cari a mamma MTV e fratello TRL negli anni '90; sto parlando di quei video in cui comparivano dei popup che contenevano informazioni sull'artista, sulle vendite del disco, curiosità, cose di nessun interesse. Personalmente mi ricordo di un popup fastidiosissimo che compariva nei video di Britney Spears per comunicare ai telespettatori storie sul cane della suddetta; credo si tratti (o trattasse, è la vita) di uno yorkshire . Oggi sono ben altri Cani a cercare di vendicarmi, usando lo stesso strumento, con la loro imprescindibile ironia sui fenomeni generazionali. Ma il risultato non è per nulla sorprendente, citando una parola che sempre li accompagna; e dopo un sorriso iniziale i popup ritornano ad essere fastidiosissimi. Almeno potevano darmi notizie sul cagnolino della Spears, che un po' mi manca. Questa volta hanno scelto Perdona e dimentica a cercare di spingere ancora di più il successo del loro album, singolo che a parte le citazioni di Saviano e Santoro rimane oscuro e si dimentica presto. Il tutto è montato su scene di live del gruppo di cui ancora una volta condivido la scelta di non mostrarsi in volto; l'obiettivo del video è mostrare il loro pubblico piuttosto che se stessi. E su cui continuano ad ironizzare. Fortunatamente inguaribili.

Il video è in esclusiva per wired.it a questo link


L.

martedì 7 febbraio 2012

L'amore ai tempi degli Iori's Eyes

La Tempesta, 2012


Voto: 8


Le farfalle nello stomaco, la costanza di sovrappensiero, le mani sudate, arrossire, tremare, le vampate di calore, la voce che si fa piccola e quasi ridicola, stare bene, stare male, piangere, sorridere, essere tristi, essere felici, avere bisogno di una sola persona. E gli Iori's Eyes nelle cuffie.
Ah, l'amour.



All the people outside are killing my feelings, all I'm doing right now is keep my head high. Sono le parole che si ripetono e si intrecciano con la musica (che ricorda molto i The xx) per tutta la durata del video che vede l'alternarsi di luci e ombre e il comparire dei due membri del gruppo. Ipnotico e diverso dai precedenti video del gruppo, meritevole del tasto repeat, se non altro come sottofondo mentre siamo impegnati a twittare o a postare link su Facebook.
All The People Outside Are Killing My Feelings è il primo singolo estratto dal primo album degli Iori's Eyes per La Tempesta, prodotto da Federico Dragogna (Ministri), e in uscita ai primi di Marzo.

P.

lunedì 6 febbraio 2012

Leonard Cohen - Old Ideas

Columbia, 2012


Voto: 7



La voce di un vecchio che ha fumato troppe sigarette e che ora si trova ad andare in giro con un pacchetto di caramelle balsamiche sempre nella tasca della giacca. E ne mangia una prima di far ascoltare le sue parole al pubblico di un piccolo caffè. Accompagnato da qualche vecchio strumento e un paio di voci femminili a far da coro. Con un colpo di tosse di tanto in tanto. Cosa avrà mai da dire? Old ideas si apre con un discorso allo specchio di Leonard, quasi a farsi da solo la stessa domanda. La risposta è nei versi d'amore che riempiono il resto del disco, in un atmosfera sempre in bilico tra la pace dei sensi e la malinconia di una vita portata sulle spalle. Nel caldo del caffè Leonard lascia spazio a qualche parte strumentale, quasi a permettere ai clienti seduti al tavolino di ordinare da bere e scambiarsi opinioni su quello che hanno appena sentito. A fine esibizione ci saranno applausi composti prima che qualcuno faccia partire il jukebox, magari con un po' di ritmo in più per ravvivare l'aria. Quello che rimane di tante parole, a volte troppo fumose, non è certamente la musica che le accompagna, semmai qualche verso, che richiama un viso a noi conosciuto, che si specchia in qualche nostra esperienza di vita. E l'anima poetica di questo disco.



L.

venerdì 3 febbraio 2012

Heike Has The Giggles - Crowd Surfing

Foolica Records, 2012


Voto: 5


Ne saranno entusiasti i neofiti dell'indie. Ne saranno contenti gli amanti del "muovo la testa e batto il piede a ritmo". Lo saranno un po' di meno quelli che non amano le cose ripetitive.
Col secondo album gli Heike Has The Giggles portano coerentemente avanti il lavoro sonoro fatto con Sh!, tanto da risultarne molto simile, confermandosi un gruppo pop rock da club. Eppure un'estate passata in tour con gente del calibro degli Arctic Monkeys (visti insieme anche all'I-Day 2011) e The Kills in giro per l'Europa avrebbe lasciato sperare in un lavoro più elaborato.
Crowd Surfing è un album molto spedito e dal ritmo calzante che alla lunga, purtroppo, tende a stancare. La pulizia sonora degli strumenti e della voce è invidiabile, sciacquando un lo-fi che non gli appartiene e mai gli è appartenuto, ma la ripetività è il fattore dominante di tutte le tracce. I Wish I Was Cool sembra un messaggio di speranza verso l'ascoltatore dopo l'ascolto dell'album, e c'è da dire che dopo la prima traccia sono fighi, molto fighi, soprattutto perchè mi ricordano il carisma che ci mettono nei live. Ma verso metà album sia l'ascoltatore che loro sembrano accorgersi che tutto sta procedendo troppo schematicamente senza mai osare qualcosa di più, tant'è che titolano il brano Repetitive Parts, e così è fino alla fine.
A fine album alla loro speranzosa I Wish I Was Cool si rispondono da soli: I Don't Know.

P.



Best Track: I Wish I Was Cool

giovedì 2 febbraio 2012

Skylar Grey - Riuscite a vederla?

Interscope Records, 2012


Voto: 6


"Salve, ho scritto Love the way you lie di Eminem e Rihanna; quella che nel video c'è anche Megan Fox!" "Perbacco!" Una ragazza che si presenta così merita sicuramente la mia attenzione; anche se non ha i labbroni e i capelli tenuti su da tonnellate di lacca. Anzi, si veste di grigio, come il suo nome d'arte, si nasconde sotto un cappuccio ed ha la faccia bianca come se avesse visto un fantasma. La 25enne canadese è pronta a lanciare il suo primo album Invisible quest'anno dopo il rilascio nel 2011 del primo omonimo singolo di grande successo oltremanica.


E non canta di un amore tormentato stavolta; fa di peggio, raccontando tutta la sua alienazione in un mondo che proprio non la vede. Neppure se si da alle fiamme, dice lei; cosa che potrebbe essere un'alternativa altrettanto efficace e dolorosa al tagliarsi le vene. E nel video ci suggerisce anche come fare; "No grazie!", vorrei risponderle, almeno da parte mia. E allora con tanti indizi mi viene proprio il dubbio che, nonostante l'indubbia qualità musicale, la dolce Grey non voglia far altro che riproporre la recente ondata emo in salsa diversa (magari la stessa che usano gli emo da youtube), ma altrettanto banale. Il confine tra l'inferno e il paradiso a volte è proprio sottile.

L.

mercoledì 1 febbraio 2012

Bruce Springsteen - Il ritorno del gigante

Voto: 7


Potrebbe arrivare un gigantesco meteorite e colpire la terra; o potremmo essere il bersaglio di un attacco alieno; o potrebbe esserci una qualsiasi altra catastrofe che non provenga dall'immaginario cinematografico. Il punto è che Bruce Springsteen ci farebbe un album. Sì perchè il boss non è per niente stufo di raccontare la storia dell'uomo, o almeno dell'uomo che affronta la realtà sociale, che non si preoccupa del numero di canali che riceve in formato digitale terrestre, che non approfitta dei prezzi più bassi per le crociere dopo le tragedie, che non si chiede cosa accade ad Annamaria Franzoni. Ha raccontato la storia delle due torri che cadono e del re che fa scacco matto (o che fu matto solamente), ha raccontato della speranza a stelle e strisce di nome Obama, ora è pronto a raccontare della disillusione della crisi economica. Dovrebbero mettere i suoi dischi nella sezione "storia americana" in tutte le biblioteche; dovrebbero farlo ascoltare nelle scuole. E poi ci dovremmo chiedere il perché in Italia non ci sia nessuno così. Il singolo che anticipa l'album Wrecking ball in uscita quest'anno è We take care of our own.


Video sobrio come sempre, mai più adatto che in questo tempo, e impregno sociale, spirituale, positivo; una chiamata alle armi, una benedizione ai movimenti mondiali, quelli dalle masse, che vengono dal basso. Quasi una previsione di #occupywallstreet perché, a quanto racconta il suo amico Landau al Corriere, il singolo è stato scritto prima del movimento di Zuccotti Park. C'è chi canta triste di quando gioca ai videogames, chi scrive canzoni per regalare nuove esultanze ai calciatori, chi si droga e trova l'amore (?) in posti senza speranza. E c'è chi racconta della gente.

L.