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lunedì 26 marzo 2012

Pulizie di Primavera: consigli per gli ascolti.

E' arrivata la Primavera e ci lasciamo alle spalle il freddo dell'inverno. Le giornate sono più lunghe e più calde, gli ormoni vanno a mille, le allergie (purtroppo per chi le ha) tornano, si fanno le pulizie di Primavera e le varie modifiche di guardaroba: cambiano tante cose nel passaggio stagionale. Così, come per i vestiti invernali e più pesanti che vengono messi da parte pronti per essere riutilizzati il prossimo inverno a favore di indumenti più leggeri e freschi, ho pensato di proporre una cambio di dischi adeguato al cambio di stagione. Dei consigli per gli ascolti in pratica, basati sulle sonorità e sui climi che suscitano. Poi ovviamente ognuno è libero di ascoltarsi quello che gli pare, quando e dove gli pare, sono suggerimenti soggettivi. Ecco, quindi, i dischi da mettere da parte e dischi da tirare fuori:

Nel guardaroba - Finisce nel guardaroba invernale Bon Iver, rivelazione dello scorso anno e vincitore di due Grammy Awards tra cui Best New Artist nonostante sia già al secondo album pubblicato. Album dai forti caratteri invernali, nonostante la scelta di farlo uscire in agosto, ma che comunque ha tenuto molta compagnia questo inverno. Finiscono nel guardaroba anche i Radiohead e il loro Kid A, album invernale per eccellenza, da ascoltare mentre guardi fuori dalla finestra il cielo grigio e fa un freddo cane: le montagne raffigurate in copertina danno un forte tocco d'inverno.
Un arrivederci anche a Funeral degli Arcade Fire del 2004. Già dal titolo si dovrebbero comprendere i suoni cupi che questo forte album emotivo propone. Potente e scaldante, adatto all'arrivo dei primi freddi. Auguriamo un buon letargo anche ai Sigur Ròs e a tutti i loro album. Sigur Ròs che tra l'altro ritroveremo in Italia agli inizi di settembre, quando il caldo inizia ad andarsene: che casualità!

Da rispolverare - Se un album degli Arcade Fire va nel guardaroba, uno va tirato fuori sicuramente: The Suburbs ha sancito il loro grande ritorno dopo un album non irresistibile come Neon Bible. Allegro e spensierato come la Primavera, va riascoltato. Se invece amate le biciclettate nelle giornate soleggiate, a far compagnia ai Ray Ban sulla vostra testa ci potrebbero pensare i Real Estate (sotto nella foto) e il loro secondo lavoro Days, uno dei più cullati e coccolati album indie dello scorso anno. Facendo parecchi passi indietro, fino al 1986, invece si potrebbe riscoprire uno dei gruppi e degli album più amati dagli indie-romantici: Forever Breathes The Lonely Word dei Felt è leggero come una piuma e accompagna a meraviglia le giornate di sole. In zona "passeggiata sul lungomare" ci sono i Phoenix e i loro album It's Never Been Like That e Wolfgang Amadeus Phoenix, mentre In Ghost Colours dei Cut Copy e Album dei Girls sono perfetti per i pomeriggi afosi. La freschezza è l'elemento comune di tutti questi album.
E last but not least come non citare Parklife dei Blur?

Ce ne sarebbero a migliaia di album e gruppi da citare, ma questi mi son sembrati (anche secondo e soprattutto i miei gusti) i più significativi.
Non mi resta che augurare buon ascolto e buona Primavera!

P.



mercoledì 21 marzo 2012

Gaz Coombes Presents... Here Come The Bombs

2012

Voto: 6.5

Ma ve li ricordate i Supergrass? Gruppo di successo in periodo britpop, capelloni e basettoni, giovani e spensierati, coi denti puliti e che si sentivano alright.
A Gaz Coombes, leader del gruppo, del periodo Supergrass è rimasto poco e niente se non la lunga chioma, le basette alla Elvis e un ghigno da Grinch in procinto di rovinare l'ennesimo Natale. Infatti nel suo album d'esordio da solista presenta una maturità e un cambiamento rispetto alle divertenti melodie che proponeva a metà anni '90. Un album d'esordio che non sembra un album d'esordio, forse è dovuto all'impegno di dover fare tutto da solo che è anche questo segno di maturità. Il lavoro è semplice, con molte parti acustiche e qualche traccia d'elettronica la quale oramai caratterizza la carriera di quasi ogni artista.
Bravo Gaz, uno dei pochi che non si è lasciato infuenzare dal suo passato,

P.


giovedì 15 marzo 2012

Bruce Springsteen - Wrecking Ball

Sony Music, 2012


Voto: 6

Bruce Springsteen è chiaramente di quei vecchietti che la mattina fanno colazione al bar e leggono tutto ma proprio tutto il quotidiano. Quando vide la foto di Obama decise di fare Working On A Dream e di accompagnare con note neanche troppo elaborate la speranza americana. Ora ci ha visto la Goldman Sachs, le agenzie di rating e i mutui subprime. E ha capito che quella speranza che lo aveva portato a sostenere pubblicamente Mr. Yes We Can non era altro che l'ennesimo inganno che le masse avrebbero dovuto inghiottire. Purtroppo zitte e ferme ancora una volta. In questo disco il Boss schiuma rabbia in ogni verso, con parole pesanti come macigni, per non volersi riferire banalmente al titolo. E chiede aiuto a un folk che va bene sia con la zuppa che con il pan bagnato. Insomma Bruce non fa nient'altro di quello che tutti ci aspettavamo, purtroppo. E nella tracklist ci infila pure Land Of Hope And Dreams che probabilmente ha scritto quando Obama ancora voleva fare il carpentiere o il medico. Quando la mattina vado a fare colazione al bar trovo vecchietti che dopo aver letto il quotidiano dicono esattamente quello che dice lui. Però per farlo davanti a 60mila o più persone con una chitarra in mano c'è bisogno del Boss, per fortuna.

L.



martedì 13 marzo 2012

Iori's Eyes - Double Soul

La Tempesta International, 2012


Voto: 5


La prima volta che ascoltai gli Iori's Eyes fu per sbaglio su YouTube, inciampando con un clic sul video di Anchor. Fu amore, in tutti i sensi. Amore che si percepiva nelle loro canzoni e amore verso quelle canzoni e quei testi. L'accostamento ai Beach House era d'obbligo, che tra l'altro sono una loro per niente nascosta fonte di ispirazione.
Ma nel loro primo album, intitolato Double Soul e anticipato dal video di All The People Outside Are Killing Myself, si presentano con qualcosa di diverso: il dream pop dei loro EP diventa un soul elettronico molto influenzato dal dub. Infatti a stravolgere e folgorare le loro menti fu un concerto di James Blake.
La produzione (Federico Dragogna dei Ministri) e l'etichetta di questo disco sono di una certa rilevanza e di un certo peso: si sente moltissimo il tocco degli Aucan, che hanno masterizzato il disco, ma il risultato è una musica da aperitivo che soffoca tutte le emozioni che gli Iori's Eyes hanno sempre fatto emergere dai loro brani.
Coraggiosi per aver azzardato, anche se si è rivelato un passo indietro. Peccato.

P.



Best Track: All The People Outside Are Killing Myself

mercoledì 7 marzo 2012

Nobraino - Disco D'Oro

MarteLabel, 2012


Voto: 6.5


Una volta, quando la musica di comprava e non si "scaricava", quando era tangibile dentro a un disco piuttosto che in altri apparecchi, usava fare il tour di concerti di un album per promuoverlo e invogliare il pubblico all'acquisto. Ora succede esattamente il contrario: si fanno dischi per promuovere il tour. I Nobraino, che sia voluto o meno, sono stati anacronistici in questo senso. Nell'era della musica digitale sono stati uno dei pochi gruppi dei quali si comprava il cd dopo il live. "Un souvenir post-concerto", dicono loro.
Ma evidentemente questo successo di nicchia, riservato esclusivamente a chi li vedeva esibirsi dal vivo, iniziava a stargli stretto. Disco D'Oro tenta di allargare questa cinta. Dopo due album in studio e un live (a conferma del talento del gruppo di esibirsi alla grande sul palco) esce finalmente un disco vero e al passo coi tempi, bello da ascoltare con le cuffie e sicuramente bello da ascoltare e vedere dal vivo. Rispetto all'album precedente (No Usa! No Uk!) non ci sono stravolgimenti o cambi d'identità, rimane il solito folk rock cantautorale ricco dell'ironia del frontman Lorenzo Kruger, ma con in più una grinta e un coinvolgimento che mancava.
"L'esibizione dal vivo è teatro, un disco è finzione cinematografica". Forse i Nobraino sono riusciti ad abbattere questa barriera.

P.



Best Track: Film Muto

lunedì 5 marzo 2012

The Men - Open Your Heart

Sacred Bones, 2012


Voto: 7.5


Ora ne sono sempre più convinto: questo è l'anno del lo-fi.
Dopo aver iniziato l'anno con il magnifico album dei Cloud Nothings, passando per le emozioni acustiche di Perfume Genius, arriva questa perla firmata The Men, un quartetto proveniente da Brooklyn. L'album è fresco e sbarbato (nonostante non sia un esordio) e porta con se un po' di scazzo da punk adolescenziale che viene però ben lavorato e costruito, ricordando a tratti i Fucked Up. E' un misto di lunghe tracce strumentali che viaggiano tra rumori noise e psichedelici (Country Song, Oscillation, Presence) e tracce più brevi e spedite (Turn It Around, Animal), tutte ben organizzate e inserite nell'album che dà il meglio di sé nella parte centrale.
Ex-Dreams è sporca di shoegazing, Candy di garage rock.
Questo è un 2012 molto nostalgico degli anni '90. E ci piace.

P.



Best Track: Open Your Heart

venerdì 2 marzo 2012

The Magnetic Fields - Love At The Bottom Of The Sea

Merge/Matador, 2012


Voto: 6


Tornano i Magnetic Fields. Sì esatto, quelli di 69 Love Songs. Sì sì, proprio 69 canzoni. E sì, proprio sull'amore. Ed è un ritorno non solo discografico, a due anni di distanza da Realism, ma anche un ritorno all'uso di quei sintetizzatori che hanno caratterizzato la loro carriera passata a sguazzare tra il pop e i suoi sottogeneri (synthpop, indie pop e noise pop). Sintetizzatori che furono abbandonati per ben tre album che vanno a costituire una trilogia no-synth o free synth, che dir si voglia: i (2004), Distortion (2008) e Realism (2010). E Stephin Merritt e soci si diverton come bambini a ritrovare questo strumento che, per certi versi, è per loro una novità: hanno infatti dichiarato che "Most of the synthesizers on the record didn’t exist when we were last using synthesizers".
Il risultato? Un album di 15 tracce per poco più di mezz'ora di durata. Molto frammentario, in quanto nessun singolo brano supera i 3 minuti di lunghezza, ed è per questo molto difficile trovarne una o più che spiccano sulle altre. Mi vien da dire però che la prima parte di album è sicuramente molto più coinvolgente rispetto alla seconda: un mix di canzoni smielate (spesso, come nei precedenti album, le canzoni parlano d'amore) a sbavature elettroniche finalmente ritrovate e che non si vergognano di riproporre. Un album difficile da decifrare che nei diversi ascolti può passare da album dell'anno a delusione totale. E' spiazzante, forse più curioso che bello da ascoltare.
Per adesso è una sufficienza politica, a fine anno tireremo le somme.


P.