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lunedì 30 aprile 2012

Gazebo Penguins - Legna

To Lose La Track, 2012


Voto: 7.5

Ce lo hanno insegnato I Cani l'anno scorso: per fare un buon disco non è necessario saper suonare e/o saper cantare. E guarda caso i Gazebo Penguins sono amici de I Cani. Ma non amici per modo di dire, amici tanto da fare qualche data insieme e uno split a tiratura limitata per il Record Store Day. Ma, musicalmente parlando, i pinguini non sono i cani e i cani non sono pinguini (che oltre a essere vero è anche il titolo dello split). Ascoltando l'album faccio poco caso ai testi, cosa che avevo fatto con Il Sorprendente Album D'esordio De I Cani, anche perché era impossibile non farci caso; Legna è un disco noise, un po' lo-fi e hardcore-qualcosa, e la cosa che mi salta subito all'orecchio è sentire quanto loro si divertano a suonarlo. E quanto io mi diverta ad ascoltarlo. L'album non è lungo (8 tracce per poco più di 20 minuti di musica) ed è forse un bene: si riascolta volentieri e non è impegnativo. Ci mettono un pizzico di romanticismo, che viene urlato e fatto emergere da un mare di suoni, tanta ironia e il solito tocco nostalgico anni '90.
Il disco si chiama Legna che, oltre a essere un materiale combustibile, è anche il verbo adatto a descriverlo.

P.



lunedì 16 aprile 2012

Spiritualized - Sweet Heart Sweet Light

Double Six Records/Fat Possum, 2012


Voto: 9.5


Jason Pierce (o J. Spaceman, che dir si voglia) l'aveva già annunciato nel 1997: Ladies and Gentlemen, We Are Floating In Space. Non è semplicemente il titolo di un album, è la filosofia che sta dietro a tutto il progetto Spiritualized: space rock psichedelico che lancia in orbita. E Sweet Heart Sweet Light è molto più di tutto questo. E' la colonna sonora dei viaggi mentali e che allo stesso tempo ti libera la mente. Floatante come nel '97 ed emozionante come Songs In A&E nel 2008, è un album che non stravolge la mentalità degli Spiritualized ma che comunque ne diventa uno dei lavori più belli, accentuato da suoni orchestrali e da cori gospel. Hey Jane è un singolone da dieci minuti, Too Late è il pezzo romantico e So Long You Pretty Thing è la chiusura perfetta per un album a cui non manca niente. Un album che ti riempe gli occhi di lacrime, che siano di gioia o di tristezza, e che ti fa galleggiare la testa.
Ladies and Gentlemen, We Are Floating In Space.


P.

Aa. Vv. - Con Due Deca

2012


Voto: 5.5


Dal 13 di Aprile è disponibile in streaming e free download su RockIt Con Due Deca, la prima compilation tributo agli 883 fatta di cover da diversi artisti italiani della scena indipendente. Una compilation che però sembra più un tributo ai sintetizzatori (strumento fondamentale nella carriera di Pezzali e Repetto) ma che comunque ha in buona parte dei pezzi interessanti. Vediamo quali.


I Cani - Con Un Deca - Brano fisso nei loro live e che hanno eccezionalmente eseguito con Max Pezzali alla festa per i 100 numeri di Rolling Stone. Ottima anche la versione studio per quella che è la versione 883 degli anni '10.

Carpacho! - Nord Sud Ovest Est - Un po' troppo simile all'originale con qualcosa di meno. Carina l'idea di campionare Brimful Of Asha, ma non convince.

Selton - Come Deve Andare - Versione da spiaggia, spensierata. Carina, ma niente di più. Il Peugeot non avrà la sua vendetta nemmeno qui

Colapesce - Gli Anni - Il pezzo non ha bisogno di presentazioni e i Colapesce ne ripropongo a meraviglia tutte le sfumature emotive stravolgendo la versione originale.

Amor Fou & AntiteQ - Come mai - Un pezzo romantico in versione dub. Mmmh.

Casa Del Mirto - Una Canzone D'amore - Voce con accenti francese e tocchi d'elettronica. Uno dei pezzi più interessanti.

Nicolò Carnesi - Rotta Per Casa Di Dio - Troppo simile all'originale e non si sentono gli smadonnamenti per Cisco.

Numero 6 - Hanno Ucciso L'Uomo Ragno - Interessante in versione western. Loschi individui al bancone del bar..


Ex Otago - Sei Un Mito - Forse il pezzo più bello della compilation assieme a I Cani. Stravolge l'originale, la spompa ma la carica rimane la stessa. Bravi.

Machrobiotics - La Regola di D'Amico - Fondamentalmente quello di Pezzali era quasi un rap e loro lo smascherano del tutto. Però, però..

Ghemon - TPS - Quando canti questa canzone devi essere incazzato e questa versione non lo è.

Amari - Non Ci Speziamo - Poco da dire, non convince.

Egokid - La Regina Delle Celebrità - Loro con le cover ci san fare e lo dimostrano un'altra volta.

Il Triangolo - Nella Notte - Versione da bar, chitarra e birre. Più che carina.

Maria Antonietta - Weekend - Se non vi piace Maria Antonietta lasciate perdere..

Soviet Soviet - Il Grande Incubo - Quando penso al concetto di cover penso allo stravolgere le sonorità dell'originale ma di lasciarne intatto il senso. Bè, chapeau per i Soviet Soviet.

Girless & The Orphan - Senza Averti Qui - Versione acustica lo-fi. Bella idea.

Lava Lava Love - Bella Vera - Esaltazione del pop degli 883. Non male se pur molto vicina all'originale.

I Camillas feat. Liverani & Orson Camillas - Aeroplano - La traccia più psichedelica. Poco a che fare con gli 883.

News For Lulu - Cumuli - Bellissima versione degna dell'originale. Bravi.

Dimartino - Nessun Rimpianto - Inquietante..

P.



Florence + The Machine - Unplugged

Island, 2012


Voto: 4


Senza tanti giri di parole, Florence Welch è un animale da palcoscenico. Basta vedere la scenografia agli ultimi Brit Awards per la performance di No Light No Light o qualche video su YouTube per rendersene conto. Oppure semplicemente mettere le cuffie, ascoltarsi l'album Ceremonials dello scorso anno e lasciare viaggiare e volteggiare la vostra fantasia.
L'annuncio del suo album live in acustico non ha fatto altro che stuzzicare la mia fantasia. L'hype, nel suo piccolo, era abbastanza elevato e anche piuttosto logico: bella voce, bei live, le emozioni delle versioni acustiche e la possibilità di racchiudere il tutto per sempre in una registrazione. Ma purtroppo tutte le aspettative vengono smontate al momento dell'ascolto. Il leone che ruggiva selvaggio negli album è stato rinchiuso in una gabbia e steso a colpi di sedativo. La potenza della voce di Florence è affievolita e debole, il carisma è bassissimo e la piacevolezza di ascoltare anche i brani più energetici viene a meno. In brani come Shake It Out o Dog Days Are Over mi aspetto che le orecchie mi esplodano e che i brividi invadano il mio corpo, ma tutto quello che riesco a sentire è un gattino che miagola. E che non pare nemmeno lui soddisfatto.
Ma per fortuna l'unplugged è solo una piccola eccezione live.

P.



The Shins - Port Of Morrow

Aural Apothecary/Columbia/Interscope Records, 2012

Voto: 6


Vediamo di essere sinceri, se conoscete gli Shins è perché vi siete innamorati del loro brano New Slang dopo aver visto il film La Mia Vita A Garden State di Zach Braff. Visione del film che è tra l’altro dovuta alla vostra passione per Scrubs. Un po’ come i fan dei Death Cab For Cutie che sono allo stesso tempo fan delle serie O.C.. Oppure conoscete gli Shins semplicemente perché siete degli appassionati dell’indie pop, che tra le due opzioni sarebbe quella migliore ma in questo caso il fine giustifica i mezzi. E se siete loro fan sarete ben lieti di sapere che è finalmente uscito il loro tanto rumoreggiato nuovo album a distanza di cinque anni dal precedente Wincing The Night Away. Cinque anni durante i quali sono cambiate alcune cose: il leader del gruppo James Mercer ha fatto piazza pulita degli altri membri rinnovando la lineup inserendo tra gli altri il batterista Joe Plummer dei Modest Mouse; e si sono liberati dal contratto con l’etichetta SubPop Records creandone una tutta loro/sua con la quale hanno prodotto il nuovo disco Port Of Morrow. L’album, anticipato dal singolo Simple Song,  presenta un’enfatizzazione dei suoni elettronici senza però perdere le melodie pop/folk che hanno caratterizzato la loro carriera. A dimostrazione di questo leggero cambio sonoro basta sentire la prima traccia The Rifle’Spiral, che a tratti ricorda vagamente i francesini Phoenix. Ma la debolezza di questo album è che ce ne si dimentica troppo facilmente. Mi spiego meglio: una volta finito di ascoltare non si ha alcuna voglia di rimettere la prima traccia da capo e riascoltarlo tutto, cosa che non succedeva ad esempio con album come Chutes Too Narrow che si poteva benissimo ascoltare tre volte di seguito senza mai stancarsi. A chi lo ascolta rimane poco del disco, non ci sono punti di riferimento o momenti che vale la pena risentire per la seconda volta e a tratti sembra quasi di sentire sempre la stessa canzone. Una scorrevolezza esagerata per un disco e un gruppo dai forti caratteri pop che dovrebbero distrarre e intrattenere l’ascoltatore quando invece è ciò che ci circonda che ti distrae con troppa facilità. Si potrebbe benissimo ascoltare quest’album mentre ci si lamenta su Facebook del nuovo profilo-diario o mentre si leggono i tweet di un altro gruppo che ha appena annunciato un nuovo tour e non accorgersi che il disco è già all’ultima canzone. Se quest’album verrà ricordato sarà più per esser stato “l’album del ritorno degli Shins” che per altro, e per averci fatto aspettare così tanto forse ci meritavamo qualcosa di più. 

P.


Delta Spirit - Delta Spirit

Rounder Records, 2012


Voto: 6

San Diego è una città della California, la seconda dopo Los Angeles per numero di abitanti. Una peculiarità di questa città, oltre alle spiagge piene di surfisti e la nota movida notturna e diurna, è il clima particolarmente dolce che accompagna le stagioni. Fortemente influenzato dalle correnti fredde che arrivano dal nord e mitigato dall’aria calda proveniente dal deserto, con le perturbazioni bloccate dalle montagne che circondano dalla città. Il clima risulta mite per tutta la durata dell’anno: mai troppo freddo d’inverno e mai troppo caldo d’estate. 
No, non sto facendo una piccola ricerca di geografia da scuola elementare copia&incollata da Wikipedia, anche perché poi la maestra s’incazza. Tutto questo è per dire che tra i quasi 1.400.000 abitanti di San Diego ci sono dei ragazzi, musicisti, che si fanno chiamare Delta Spirit. E il loro terzo omonimo album è perfettamente paragonabile alle caratteristiche della loro città. 
Come detto prima, San Diego è una città con delle particolarità, e anche i Delta Spirit come gruppo hanno delle particolarità: tutti multistrumentalisti, sono famosi per l’utilizzo di strumenti non convenzionali. In pratica rinnovano oggetti che si usano tutti i giorni utilizzandoli come strumenti musicali. Il loro ultimo album presenta una leggera svolta rispetto ai lavori precedenti: fortemente influenzato da fredde correnti più indie rock (si sentono gli Editors in Tear It Up) e mitigato dalla calda spensieratezza surf delle loro spiagge (Tellin’ The Mind). Ma le montagne che circondano San Diego e salvano questo clima dalle perturbazioni sono un po’ come le atmosfere folk che circondano i Delta Spirit, che invece di una perturbazione avrebbero bisogno eccome. Il risultato? Un album dolce e mite, mai troppo caldo, mai troppo freddo. I ragazzi si aggiudicano comunque una buona sufficienza per aver azzardato e aver dato una leggera svolta alla loro linea musicale. Una sufficienza che serva anche da incoraggiamento a calzare un po’ di più il piede sull’acceleratore, a farsi catturare da qualche festa in spiaggia e, perché no, a fare anche qualche sbronza per liberarsi dalla spiritualità dei loro testi e dallo pseudo-patriottismo springsteeniano che, per carità, è bello, ma sa di vecchio. Loro sono giovani e la spensieratezza ce l’hanno, gli manca solo un po’ di goliardia tipica della California.

P.


lunedì 26 marzo 2012

Pulizie di Primavera: consigli per gli ascolti.

E' arrivata la Primavera e ci lasciamo alle spalle il freddo dell'inverno. Le giornate sono più lunghe e più calde, gli ormoni vanno a mille, le allergie (purtroppo per chi le ha) tornano, si fanno le pulizie di Primavera e le varie modifiche di guardaroba: cambiano tante cose nel passaggio stagionale. Così, come per i vestiti invernali e più pesanti che vengono messi da parte pronti per essere riutilizzati il prossimo inverno a favore di indumenti più leggeri e freschi, ho pensato di proporre una cambio di dischi adeguato al cambio di stagione. Dei consigli per gli ascolti in pratica, basati sulle sonorità e sui climi che suscitano. Poi ovviamente ognuno è libero di ascoltarsi quello che gli pare, quando e dove gli pare, sono suggerimenti soggettivi. Ecco, quindi, i dischi da mettere da parte e dischi da tirare fuori:

Nel guardaroba - Finisce nel guardaroba invernale Bon Iver, rivelazione dello scorso anno e vincitore di due Grammy Awards tra cui Best New Artist nonostante sia già al secondo album pubblicato. Album dai forti caratteri invernali, nonostante la scelta di farlo uscire in agosto, ma che comunque ha tenuto molta compagnia questo inverno. Finiscono nel guardaroba anche i Radiohead e il loro Kid A, album invernale per eccellenza, da ascoltare mentre guardi fuori dalla finestra il cielo grigio e fa un freddo cane: le montagne raffigurate in copertina danno un forte tocco d'inverno.
Un arrivederci anche a Funeral degli Arcade Fire del 2004. Già dal titolo si dovrebbero comprendere i suoni cupi che questo forte album emotivo propone. Potente e scaldante, adatto all'arrivo dei primi freddi. Auguriamo un buon letargo anche ai Sigur Ròs e a tutti i loro album. Sigur Ròs che tra l'altro ritroveremo in Italia agli inizi di settembre, quando il caldo inizia ad andarsene: che casualità!

Da rispolverare - Se un album degli Arcade Fire va nel guardaroba, uno va tirato fuori sicuramente: The Suburbs ha sancito il loro grande ritorno dopo un album non irresistibile come Neon Bible. Allegro e spensierato come la Primavera, va riascoltato. Se invece amate le biciclettate nelle giornate soleggiate, a far compagnia ai Ray Ban sulla vostra testa ci potrebbero pensare i Real Estate (sotto nella foto) e il loro secondo lavoro Days, uno dei più cullati e coccolati album indie dello scorso anno. Facendo parecchi passi indietro, fino al 1986, invece si potrebbe riscoprire uno dei gruppi e degli album più amati dagli indie-romantici: Forever Breathes The Lonely Word dei Felt è leggero come una piuma e accompagna a meraviglia le giornate di sole. In zona "passeggiata sul lungomare" ci sono i Phoenix e i loro album It's Never Been Like That e Wolfgang Amadeus Phoenix, mentre In Ghost Colours dei Cut Copy e Album dei Girls sono perfetti per i pomeriggi afosi. La freschezza è l'elemento comune di tutti questi album.
E last but not least come non citare Parklife dei Blur?

Ce ne sarebbero a migliaia di album e gruppi da citare, ma questi mi son sembrati (anche secondo e soprattutto i miei gusti) i più significativi.
Non mi resta che augurare buon ascolto e buona Primavera!

P.



mercoledì 21 marzo 2012

Gaz Coombes Presents... Here Come The Bombs

2012

Voto: 6.5

Ma ve li ricordate i Supergrass? Gruppo di successo in periodo britpop, capelloni e basettoni, giovani e spensierati, coi denti puliti e che si sentivano alright.
A Gaz Coombes, leader del gruppo, del periodo Supergrass è rimasto poco e niente se non la lunga chioma, le basette alla Elvis e un ghigno da Grinch in procinto di rovinare l'ennesimo Natale. Infatti nel suo album d'esordio da solista presenta una maturità e un cambiamento rispetto alle divertenti melodie che proponeva a metà anni '90. Un album d'esordio che non sembra un album d'esordio, forse è dovuto all'impegno di dover fare tutto da solo che è anche questo segno di maturità. Il lavoro è semplice, con molte parti acustiche e qualche traccia d'elettronica la quale oramai caratterizza la carriera di quasi ogni artista.
Bravo Gaz, uno dei pochi che non si è lasciato infuenzare dal suo passato,

P.


giovedì 15 marzo 2012

Bruce Springsteen - Wrecking Ball

Sony Music, 2012


Voto: 6

Bruce Springsteen è chiaramente di quei vecchietti che la mattina fanno colazione al bar e leggono tutto ma proprio tutto il quotidiano. Quando vide la foto di Obama decise di fare Working On A Dream e di accompagnare con note neanche troppo elaborate la speranza americana. Ora ci ha visto la Goldman Sachs, le agenzie di rating e i mutui subprime. E ha capito che quella speranza che lo aveva portato a sostenere pubblicamente Mr. Yes We Can non era altro che l'ennesimo inganno che le masse avrebbero dovuto inghiottire. Purtroppo zitte e ferme ancora una volta. In questo disco il Boss schiuma rabbia in ogni verso, con parole pesanti come macigni, per non volersi riferire banalmente al titolo. E chiede aiuto a un folk che va bene sia con la zuppa che con il pan bagnato. Insomma Bruce non fa nient'altro di quello che tutti ci aspettavamo, purtroppo. E nella tracklist ci infila pure Land Of Hope And Dreams che probabilmente ha scritto quando Obama ancora voleva fare il carpentiere o il medico. Quando la mattina vado a fare colazione al bar trovo vecchietti che dopo aver letto il quotidiano dicono esattamente quello che dice lui. Però per farlo davanti a 60mila o più persone con una chitarra in mano c'è bisogno del Boss, per fortuna.

L.



martedì 13 marzo 2012

Iori's Eyes - Double Soul

La Tempesta International, 2012


Voto: 5


La prima volta che ascoltai gli Iori's Eyes fu per sbaglio su YouTube, inciampando con un clic sul video di Anchor. Fu amore, in tutti i sensi. Amore che si percepiva nelle loro canzoni e amore verso quelle canzoni e quei testi. L'accostamento ai Beach House era d'obbligo, che tra l'altro sono una loro per niente nascosta fonte di ispirazione.
Ma nel loro primo album, intitolato Double Soul e anticipato dal video di All The People Outside Are Killing Myself, si presentano con qualcosa di diverso: il dream pop dei loro EP diventa un soul elettronico molto influenzato dal dub. Infatti a stravolgere e folgorare le loro menti fu un concerto di James Blake.
La produzione (Federico Dragogna dei Ministri) e l'etichetta di questo disco sono di una certa rilevanza e di un certo peso: si sente moltissimo il tocco degli Aucan, che hanno masterizzato il disco, ma il risultato è una musica da aperitivo che soffoca tutte le emozioni che gli Iori's Eyes hanno sempre fatto emergere dai loro brani.
Coraggiosi per aver azzardato, anche se si è rivelato un passo indietro. Peccato.

P.



Best Track: All The People Outside Are Killing Myself

mercoledì 7 marzo 2012

Nobraino - Disco D'Oro

MarteLabel, 2012


Voto: 6.5


Una volta, quando la musica di comprava e non si "scaricava", quando era tangibile dentro a un disco piuttosto che in altri apparecchi, usava fare il tour di concerti di un album per promuoverlo e invogliare il pubblico all'acquisto. Ora succede esattamente il contrario: si fanno dischi per promuovere il tour. I Nobraino, che sia voluto o meno, sono stati anacronistici in questo senso. Nell'era della musica digitale sono stati uno dei pochi gruppi dei quali si comprava il cd dopo il live. "Un souvenir post-concerto", dicono loro.
Ma evidentemente questo successo di nicchia, riservato esclusivamente a chi li vedeva esibirsi dal vivo, iniziava a stargli stretto. Disco D'Oro tenta di allargare questa cinta. Dopo due album in studio e un live (a conferma del talento del gruppo di esibirsi alla grande sul palco) esce finalmente un disco vero e al passo coi tempi, bello da ascoltare con le cuffie e sicuramente bello da ascoltare e vedere dal vivo. Rispetto all'album precedente (No Usa! No Uk!) non ci sono stravolgimenti o cambi d'identità, rimane il solito folk rock cantautorale ricco dell'ironia del frontman Lorenzo Kruger, ma con in più una grinta e un coinvolgimento che mancava.
"L'esibizione dal vivo è teatro, un disco è finzione cinematografica". Forse i Nobraino sono riusciti ad abbattere questa barriera.

P.



Best Track: Film Muto

lunedì 5 marzo 2012

The Men - Open Your Heart

Sacred Bones, 2012


Voto: 7.5


Ora ne sono sempre più convinto: questo è l'anno del lo-fi.
Dopo aver iniziato l'anno con il magnifico album dei Cloud Nothings, passando per le emozioni acustiche di Perfume Genius, arriva questa perla firmata The Men, un quartetto proveniente da Brooklyn. L'album è fresco e sbarbato (nonostante non sia un esordio) e porta con se un po' di scazzo da punk adolescenziale che viene però ben lavorato e costruito, ricordando a tratti i Fucked Up. E' un misto di lunghe tracce strumentali che viaggiano tra rumori noise e psichedelici (Country Song, Oscillation, Presence) e tracce più brevi e spedite (Turn It Around, Animal), tutte ben organizzate e inserite nell'album che dà il meglio di sé nella parte centrale.
Ex-Dreams è sporca di shoegazing, Candy di garage rock.
Questo è un 2012 molto nostalgico degli anni '90. E ci piace.

P.



Best Track: Open Your Heart

venerdì 2 marzo 2012

The Magnetic Fields - Love At The Bottom Of The Sea

Merge/Matador, 2012


Voto: 6


Tornano i Magnetic Fields. Sì esatto, quelli di 69 Love Songs. Sì sì, proprio 69 canzoni. E sì, proprio sull'amore. Ed è un ritorno non solo discografico, a due anni di distanza da Realism, ma anche un ritorno all'uso di quei sintetizzatori che hanno caratterizzato la loro carriera passata a sguazzare tra il pop e i suoi sottogeneri (synthpop, indie pop e noise pop). Sintetizzatori che furono abbandonati per ben tre album che vanno a costituire una trilogia no-synth o free synth, che dir si voglia: i (2004), Distortion (2008) e Realism (2010). E Stephin Merritt e soci si diverton come bambini a ritrovare questo strumento che, per certi versi, è per loro una novità: hanno infatti dichiarato che "Most of the synthesizers on the record didn’t exist when we were last using synthesizers".
Il risultato? Un album di 15 tracce per poco più di mezz'ora di durata. Molto frammentario, in quanto nessun singolo brano supera i 3 minuti di lunghezza, ed è per questo molto difficile trovarne una o più che spiccano sulle altre. Mi vien da dire però che la prima parte di album è sicuramente molto più coinvolgente rispetto alla seconda: un mix di canzoni smielate (spesso, come nei precedenti album, le canzoni parlano d'amore) a sbavature elettroniche finalmente ritrovate e che non si vergognano di riproporre. Un album difficile da decifrare che nei diversi ascolti può passare da album dell'anno a delusione totale. E' spiazzante, forse più curioso che bello da ascoltare.
Per adesso è una sufficienza politica, a fine anno tireremo le somme.


P.





mercoledì 29 febbraio 2012

Perfume Genius - Put Your Back N 2 It

Matador, 2012


Voto: 7.5


Di Perfume Genius (Mike Hadreas per mamma, parenti e burocrati) si sa veramente poco se non per qualche informazione sulla sua infanzia, per esser stato scoperto dai Los Campesinos! dopo aver sbirciato il suo profilo di MySpace e per la sua omosessualità apertamente dichiarata. Non una cosa da poco in una società fatta di tabù e pregiudizi. E non una cosa da poco per le influenze emotive che ne comporta, musicalmente e non. L'accostamento a Jonsi, cantante dei Sigur Ròs anche lui apertamente dichiarato omosessuale, è quasi scontato tanto quanto improbabile per due storie e due vite abbastanza diverse. Un accostamento che non è solo a carattere sessuale ed emotivo, ma anche per l'approccio molto intimo e minimalista al modo di fare musica.
Minimalista come le poche righe che bastano per descrivere questo album. Una voce, una tastiera, una chitarra acustica e qualche percussione.
A volte basta davvero poco per emozionarsi.

P.




Best Tracks: Awol Marine, Hood

martedì 28 febbraio 2012

Brothers In Law - Gray Days (EP)

WWNBB/CF-Records/Mattatoio, 2012


Voto: 8.5


Amiamo la musica e viviamo sotto un grande cielo scuro fatto di nubi delle televisioni e delle radio che ci impongono la loro musica, facendo piovere sulle nostre teste canzoni che non vorremmo ma che siamo in qualche modo costretti a subire, spesso accettandole. Ma sappiamo anche che sopra le nubi, oltre il temporale, c'è sempre il sole tra l'azzurro del cielo. Ed è lì che stanno i Brothers In Law, è lì che sta il loro nuovo Ep intitolato Gray Days. Giorni grigi come quelli che stanno sotto le nubi di cui il trio pesarese ne ripropone la malinconia ma anche la spensieratezza, con un noise pop che ricorda gli anni '80. Per uscire dalla solita routine c'è sempre il sacrosanto fine settimana (Holy Weekend). Oppure potreste mettere repeat alla bellissima Sharp Leaves (che ricorda a tratti le chitarre degli Smith Westerns) per una fuga immaginaria. O rimanere ipnotizzati dai colpi di batteria di Ode To Love.
Insomma, i Brothers In Law vi/ci offrono un'alternativa a tutto ciò che ci circonda.
Bravi.


P.




Best Track: Sharp Leaves

lunedì 27 febbraio 2012

The Ting Tings - Sounds From Nowheresville

Columbia, 2012

Voto: 4

Nei programmi di cucina che dominano la televisione ,ormai più del trash e dell'erotico, c'è sempre nelle ricette proposte un ingrediente impossibile da reperire. Quindi c'è chi prova a preparare il piatto convinto che quell'ingrediente sia assolutamente irrilevante ai fini del risultato. Ne uscirà fuori un miscuglio che se si metteva un po' di roba a caso nel frullatore forse era meglio. I Ting Tings ci hanno provato. Hanno preso dei testi che sembrano i miei temi per le vacanze alle medie e ci hanno messo sotto qualche base divertente e qualcuna triste. Posso usare lo stesso disco al mio matrimonio e al mio funerale! Sarà che hanno voluto imitare Axl Rose con Chinese Democracy rinviando all'infinito l'uscita di Sounds From Nowheresville, fatto sta che nel frattempo si sono dimenticati che un disco deve pur avere una spina dorsale. Io adoro i concept album, tra l'altro. Eppure a un primo ascolto il disco mi era quasi piaciuto, perché gli ingredienti presi singolarmente sono più che buoni. C'è il funk, l'elettronica, il punk, l'orango tango e i coccodrilli. Solo non si capisce cosa ci fanno tutti assieme.

L.