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lunedì 16 aprile 2012

Delta Spirit - Delta Spirit

Rounder Records, 2012


Voto: 6

San Diego è una città della California, la seconda dopo Los Angeles per numero di abitanti. Una peculiarità di questa città, oltre alle spiagge piene di surfisti e la nota movida notturna e diurna, è il clima particolarmente dolce che accompagna le stagioni. Fortemente influenzato dalle correnti fredde che arrivano dal nord e mitigato dall’aria calda proveniente dal deserto, con le perturbazioni bloccate dalle montagne che circondano dalla città. Il clima risulta mite per tutta la durata dell’anno: mai troppo freddo d’inverno e mai troppo caldo d’estate. 
No, non sto facendo una piccola ricerca di geografia da scuola elementare copia&incollata da Wikipedia, anche perché poi la maestra s’incazza. Tutto questo è per dire che tra i quasi 1.400.000 abitanti di San Diego ci sono dei ragazzi, musicisti, che si fanno chiamare Delta Spirit. E il loro terzo omonimo album è perfettamente paragonabile alle caratteristiche della loro città. 
Come detto prima, San Diego è una città con delle particolarità, e anche i Delta Spirit come gruppo hanno delle particolarità: tutti multistrumentalisti, sono famosi per l’utilizzo di strumenti non convenzionali. In pratica rinnovano oggetti che si usano tutti i giorni utilizzandoli come strumenti musicali. Il loro ultimo album presenta una leggera svolta rispetto ai lavori precedenti: fortemente influenzato da fredde correnti più indie rock (si sentono gli Editors in Tear It Up) e mitigato dalla calda spensieratezza surf delle loro spiagge (Tellin’ The Mind). Ma le montagne che circondano San Diego e salvano questo clima dalle perturbazioni sono un po’ come le atmosfere folk che circondano i Delta Spirit, che invece di una perturbazione avrebbero bisogno eccome. Il risultato? Un album dolce e mite, mai troppo caldo, mai troppo freddo. I ragazzi si aggiudicano comunque una buona sufficienza per aver azzardato e aver dato una leggera svolta alla loro linea musicale. Una sufficienza che serva anche da incoraggiamento a calzare un po’ di più il piede sull’acceleratore, a farsi catturare da qualche festa in spiaggia e, perché no, a fare anche qualche sbronza per liberarsi dalla spiritualità dei loro testi e dallo pseudo-patriottismo springsteeniano che, per carità, è bello, ma sa di vecchio. Loro sono giovani e la spensieratezza ce l’hanno, gli manca solo un po’ di goliardia tipica della California.

P.


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