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venerdì 11 novembre 2011

The Libertines, Up The Bracket - Il tè delle cinque corretto con la Sambuca.

Se a inizio millenio aveste fatto una passeggiata per i mercati di Camden Town li avreste trovati collassanti, per terra, uno appoggiato all'altro ancora in sbornia dalla serata precedente.
Nel pomeriggio li avreste visti sicuramente varcare la porta di qualche casa discografica con un demotape in mano a incassare un altro, l'ennesimo "No!".
La sera li avreste trovati sicuramente in un pub ubriachi fradici.
Qualche anno dopo magari li avreste potuti trovare in qualche locale a suonare. Dopo aver bevuto l'ennesima pinta di birra, ovviamente.
Li avreste trovati ubriachi e sudati. Ma il rumore che proviene dalle loro chitarre è abbastanza orecchiabile. Sul palco si prendono a pugni, e se li aveste fissati con ammirazione durante l'esibizione probabilmente vi avrebbero sputato addosso.
Volendo avreste potuto addirittura salire sul palco a cantare e suonare con loro. Essere uno di loro, per una notte. Tanto chi se ne frega, l'importante era far casino.
Questi erano i The Libertines e questo è Up The Bracket, il loro album d'esordio. La reincarnazione di tutti i più brutti stereotipi dohertyani che trovano sostegno nella sua anima gemella, Carl Barat.
Anti-eroi della musica inglese. Brutte cose fatte da brutte persone.
Ma they all get them out for the boys in the band, they twist and they shout only for the boys in the band.


P.



Best Tracks: Time For Heroes, Boys In The Band, Up The Bracket.

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