Pagine

martedì 31 gennaio 2012

Il Teatro Degli Orrori - Il Mondo Nuovo

La Tempesta, 2012


Voto: 6


La musica è un'esperienza. Per fare musica ci si serve di un'esperienza e dell'esperienza.
Di esperienza Il Teatro Degli Orrori ne ha da vendere, o meglio, da offrire. Il Mondo Nuovo è un insieme di esperienze che tratta un unico tema: l'immigrazione. Quasi come se avessero preso spunto dal loro ultimo tour che li ha portati in giro per i club (e anche piazze, sì sì) di tutta l'Italia, trainati dal successo commerciale e critico di A Sangue Freddo, nel quale hanno conosciuto persone e visto diverse realtà del nostro paese dal finestrino del loro furgoncino, il nuovo album (e probabilmente anche l'ultimo) sembra un lungo viaggio nel quale si fa esperienza di diverse storie raccontate da diversi personaggi. Il "viaggio" dell'album comincia come un libro, con un'introduzione dove vengono spiegati i motivi per cui questo viaggio si intraprende: il desiderio di andarsene, di cambiare vita, che sia in guerra (Cleveland-Baghdad) o che sia alla ricerca di fortuna in un altro paese che, in alcuni casi, è anche il nostro paese. A raccontare questo viaggio c'è anche la collaborazione di Caparezza (Cuore d'Oceano), altro artista che nel suo ultimo album ha narrato le vicende dell'Italia. Alcune tracce sono titolate con nomi di persone, italiani e stranieri. Persone che durante un viaggio si possono incontrare, persone con la loro storia che cercano ogni giorno di vivere e di sopravvivere.
L'album suona diverso dal suo precedente, nel quale aveva messo le mani alla produzione anche Bob Rifo (Bloody Beetroots), ma del quale rimangono alcuni suoni elettronici che erano presenti ad esempio in tracce come E' Colpa Mia. Il Mondo Nuovo è più drammatico nei suoni, più leggero rispetto al macigno sganciato da Dell'Impero Delle Tenebre (album che scosse l'intero movimento musicale indipendente italiano e lo smosse a raccontare qualcosa che potesse servire al pubblico). Ma la leggerezza del suono viene compensata come sempre dalla pesantezza dei testi del cantante/poeta/narratore Pierpaolo Capovilla, ancora una volta voce di pensieri ovvi ma mai espressi, che trascina una musica non troppo irresistibile e poco coinvolgente. Spesso la musica serve solo da accompagnamento a quello che raccontano le parole richiamando vecchi brani come Majakowski (sentire la traccia Adrian). La lunghezza è forse la pecca di questo album (16 tracce per quasi un'ora e venti) che risulta meno diretto e spedito rispetto ai due lavori precedenti, richiamando a volte il cantautorato italiano di Dente e Vasco Brondi (Vivere e Morire a Treviso e la già citata Cleveland-Baghdad).
Come dicevo prima, questo album è un viaggio, così come lo è la vita. E se il viaggio de Il Teatro Degli Orrori davvero finisse oggi, avranno comunque lasciato un segno indelebile nella storia della musica italiana.

P.



Best Track: Cuore d'Oceano.

Nessun commento:

Posta un commento